Coltivare la cannabis non è affatto difficile e il lavoro non si discosta molto da quello necessario per ottimizzare la crescita di altre specie botaniche. Premesso ciò, va tuttavia aggiunto che per fare in modo che il tentativo vada a buon fine e i risultati sono quelli che ci si aspetta, è importante seguire alcuni passi fondamentali che nella presente guida sono elencati dettagliatamente.
La propagazione dei semi di cannabis sul cotone
Per propagare la cannabis da seme esistono diverse tecniche di germinazione e che risultano tra le più apprezzate oltre che le migliori per un minor rischio di perdere il prezioso raccolto. Per fare alcuni esempi, è possibile far germogliare i semi di cannabis su un panno di cotone e nello specifico si prende un contenitore con coperchio e nel suo interno si crea un letto proprio di cotone bagnato dove vanno adagiati i semi. Fatto ciò, è necessario ricoprirli con un altro panno della stessa natura e anch’esso imbevuto d’acqua. A questo punto bisogna assicurarsi che ci sia una temperatura ambientale compresa tra i 22 e i 25 gradi Celsius. In tal modo i semi saranno pronti in brevissimo termine, anche se è importante sottolineare che purtroppo il cotone si aggroviglia e di conseguenza nel momento in cui si devono inserire i semi germogliati in vaso o nel terrapieno, l’operazione di distacco risulta un tantino elaborata. Per questo motivo, molti coltivatori di cannabis consigliano di usare un tovagliolo di carta come letto su cui adagiare i semi.
La coltivazione dei semi di cannabis nel terreno
La tecnica più naturale che possa esistere per coltivare la cannabis è quella di inserire i semi direttamente nel terreno anche se questo metodo è rischioso, poiché non è possibile regolare la temperatura né tantomeno l’umidità, oltre a non poter vedere come il seme si apre. Inoltre vale la pena sottolineare che alcuni semi tendenzialmente germinano al contrario, lasciando la radice verso il sole ed i cotiledoni verso il basso. Per questo motivo molti esperti coltivatori di cannabis consigliano di far germogliare i semi all’interno di dischetti di torba disponibili presso i vivai o sugli store online in varie dimensioni (i più comuni che sono da 33 e 41 mm), e che vengono utilizzati, soprattutto per germinare i semi o per radicare talee.
La germogliazione dei semi di cannabis nell’acqua
Un’altra ottima pratica per far germogliare i semi di cannabis e adottata dai coltivatori consiste fondamentalmente nell’introdurli in un contenitore con acqua, lasciandoli galleggiare fino a quando non assorbono abbastanza umidità tale da farli cadere sul fondo del contenitore. Quando ciò avviene nel giro di 2-5 giorni si può notare come i semi si aprano lasciando il posto alla piccola radichetta, ed è in questo frangente che si possono prelevare per introdurli in un vaso con del terriccio o in un terrapieno orientando le radici stesse verso il basso e inserendoli ad una profondità di circa 3-4 cm.
Come e quando innaffiare la cannabis?
Oggi è molto comune trovare coltivatori di cannabis che si cimentano per la prima volta in tale pratica, e che si chiedono quale sia il modo migliore per annaffiare le loro piante se fatte crescere in vasi o a dimora. La risposta in questo caso non è difficile da fornire; infatti, la cannabis è una pianta che ha bisogno di molta acqua ma tollera anche male le annaffiature in eccesso, quindi è facile commettere degli errori. Seguendo quindi dei semplici consigli si potrà tuttavia ottenere un risultato ottimale durante tutta la fase di coltivazione.
Come annaffiare la cannabis?
La cannabis è una pianta a cui non piace essere annaffiata continuamente, per cui è preferibile farlo abbondantemente per poi attendere che il terreno sia completamente asciutto prima di irrigarlo di nuovo con o senza specifici fertilizzanti. Per calcolare la quantità di acqua necessaria per ogni singola pianta, basta tuttavia seguire alcune regole. In primis, il volume d’acqua che è necessario dare ad ogni irrigazione se la cannabis si coltiva in vaso deve rappresentare almeno 1/5 del totale del contenitore. In secondo luogo bisogna considerare che se la pianta è ancora piccola avrà bisogno di meno acqua rispetto a quella appena indicata. Infine è importante sottolineare che utilizzare un substrato di qualità con una buona capacità di ritenzione idrica è particolarmente indicata per garantirgli un buon drenaggio. A margine va altresì aggiunto che non esiste una regola di base su quando innaffiare; infatti, ciò dipende da diversi fattori ossia se il vaso è piccolo, la temperatura è alta e l’umidità è bassa. Con queste caratteristiche la pianta di cannabis va annaffiata spesso. Al contrario con un contenitore molto più capiente, una bassa temperatura e un’alta umidità le innaffiature devono essere più distanziate.
Come raccogliere la cannabis con buoni risultati?
La coltivazione della cannabis finisce quando la pianta è matura, e cioè nel momento in cui si può procedere al taglio per ottenere delle gemme. Tuttavia il raccolto è subordinato ad alcuni fattori di facile comprensione ossia il buon sapore e un profumo migliore. Queste caratteristiche faranno in modo che le foglie si possano conservare a lungo termine e non irriteranno la gola quando si usano per lo svapo. In quest’ultimo caso, per evitare che ciò accada è opportuno smettere di concimare la pianta 2 o 3 settimane prima del taglio e annaffiandola soltanto con acqua. A margine va altresì aggiunto che dopo aver raccolto la cannabis è necessario provvedere all’asciugatura e alla cura dei tricomi. Alcuni coltivatori in tal senso preferiscono tagliare la pianta al mattino, mentre altri al tramonto.
Come essiccare la cannabis?
Il mese di aprile è sicuramente il migliore per raccogliere le amate piante di cannabis ed è anche il periodo giusto essiccarla. Per procedere correttamente, una volta che si è stati in grado di identificare il momento esatto di raccolta delle piante, bisogna tuttavia decidere come verranno estratte le gemme per la successiva essiccazione, e per questo è necessario sapere come tagliare e raccogliere la cannabis con buoni risultati. A tale proposito, va detto che alcuni coltivatori tagliano le loro piante per rami ed estraggono tutte le foglie, quindi ripetono la medesima operazione anche sulle più piccole che ospitano i boccioli, e ne lasciano uno completamente pulito che come risultato regala un prodotto finale molto più puro. L’importante in questo processo è tuttavia l’estrazione del maggior numero di foglie possibile, prestando la massima attenzione a quelle delle gemme, in modo che non trattengano l’umidità durante l’essiccazione e scongiurando quindi la proliferazione di spore fungine. A margine va detto che le gemme pronte dopo la raccolta vanno poste in uno sgabuzzino cioè al buio completo e con un’umidità media del 50%, mentre la temperatura ideale deve essere compresa tra 16 a 23 gradi Celsius.
I vantaggi della coltivazione indoor della cannabis
Coltivare la cannabis ha i suoi vantaggi, anche se spesso non tutti i semi rispondono bene. Per questo motivo allo scopo di risparmiare anni di tentativi ed errori, è opportuno sapere quali semi di CBD sono i più adatti tra quelli disponibili oggi sul mercato. Premesso ciò, va altresì aggiunto che i vantaggi di coltivare la cannabis indoor sono molteplici rispetto al metodo esterno; infatti, la pianta può crescere in un ambiente controllato, c’è la possibilità di decidere le ore di luce, la temperatura e umidità e si può anche proteggere l’impianto da qualsiasi parassita in modo molto più efficace che all’esterno. Inoltre la coltivazione indoor permette di programmare le colture per distribuirle durante tutto l’anno, e modificare temperatura e fotoperiodi come meglio si preferisce in modo da controllare la durata delle colture.
Quali semi di cannabis scegliere?
Non tutti i semi di cannabis presenti sul mercato sono adatti per la coltivazione indoor. A causa delle loro caratteristiche, le varietà 100% Sativa e gli ibridi (con una percentuale più alta di Sativa rispetto all’Indica) non sono adatti alla coltivazione in un ambiente ristretto a causa delle loro grandi dimensioni. Queste varietà hanno tra l’altro anche cicli molto lunghi che all’interno rappresentano un notevole dispendio energetico. Per tutti questi motivi, va detto che le varietà ibride femminizzate e i semi autofiorenti sono quelle maggiormente indicate per la coltivazione all’interno di una casa. Per quanto riguarda nello specifico le autofiorenti, va detto che sebbene siano state progettate per resistere nelle colture outdoor e in condizioni non ottimali, in termini di produzione indoor i risultati sono davvero molto soddisfacenti. A margine è dunque importante affidarsi a un rivenditore online affidabile e soprattutto in grado di classificare i semi di cannabis per sapori, forme e periodi di fioritura di ciascuno di essi in modo da poter scegliere quello che maggiormente piace.